Steam, il re silenzioso del gaming su PC

Un’azienda misteriosa, miliardi di profitti e un impero che cresce senza farsi notare

Il negozio digitale che ha cambiato tutto

Se giochi su PC, probabilmente usi Steam.
Ma anche se non giochi, dovresti sapere che questa piattaforma — lanciata da Valve nel 2003 — è diventata il motore economico di un’intera industria.
Nata come semplice strumento per aggiornare i giochi ed evitare la pirateria, Steam oggi è uno store, un social network, un sistema anti-cheat e molto altro.

Con oltre 100.000 titoli disponibili e 170 milioni di utenti attivi al mese, è il punto di riferimento per chi gioca su computer. Secondo le stime, controlla circa il 70% del mercato dei videogiochi su PC.

Un business che stampa soldi

Steam trattiene in media il 30% su ogni vendita. Solo nel 2021, le sue commissioni avrebbero generato circa 2 miliardi di dollari di ricavi, con 1,3 miliardi di profitti netti.
Tutto questo con poco più di 300 dipendenti in totale — di cui meno di 80 lavorano direttamente su Steam.

Fate due conti: il profitto per dipendente supera gli 11 milioni di dollari all’anno. Più di quanto faccia Jane Street, più di quanto guadagni Citadel Securities.
E questi sono solo i ricavi da commissioni: Steam genera entrate anche dai giochi sviluppati internamente (Counter-Strike, DOTA, Half-Life) e dalle microtransazioni.

Una piattaforma inarrestabile

Nel 2024 Steam ha toccato un nuovo record di utenti attivi in contemporanea.
Secondo gli analisti, sta crescendo soprattutto in Asia, con la Cina in testa, e non sembra avere veri rivali.
Nemmeno Epic Games, con tutto il potenziale di Fortnite, è riuscita a scalzarla, nonostante le commissioni più basse e i giochi gratis offerti agli utenti.

Una cultura aziendale fuori dagli schemi

Dietro Steam c’è Valve, una delle aziende più misteriose del tech.
Nessuna gerarchia formale, niente manager. I dipendenti si auto-organizzano. I loro uffici hanno scrivanie su ruote per potersi “muovere” da un team all’altro.
Il tutto è spiegato in un surreale Valve Employee Handbook di 56 pagine che sembra scritto da una startup utopica del 2005.

Il risultato? Valve fa pochissimi giochi (l’uscita di Half-Life 3 è diventata una barzelletta nel settore), ma fa un sacco di soldi.
Chi ci lavora, di solito ci resta 10 anni, fa fortuna, e poi se ne va.
Nel frattempo, il fondatore Gabe Newell — idolatrato dai fan — vive su una delle sue cinque barche e sogna chip cerebrali per collegare il cervello al computer.

I lati oscuri: cause e moderazione

Valve è sotto accusa per abuso di posizione dominante. Una class action in corso negli Stati Uniti sostiene che l’azienda imponga condizioni troppo restrittive agli sviluppatori, mantenendo artificialmente alte le commissioni.
E non è tutto: Steam è stata criticata per contenuti estremisti e simboli neonazisti presenti nei forum, con moderazione giudicata blanda o assente.

La filosofia dell’azienda è chiara:

“Non decidiamo noi cosa va bene o no. I giocatori e gli sviluppatori devono essere liberi.”
Una linea libertaria, certo. Ma che fa comodo anche al business.

Il futuro? Nessuno osa sfidarla (per ora)

Per ora, Steam è intoccabile. I numeri crescono, le entrate aumentano, e Valve continua a operare senza investitori, senza uffici pubblici, senza IPO.
Ma se Gabe Newell dovesse mai farsi da parte, o se le cause legali dovessero portare a rivelazioni scomode, il suo impero digitale potrebbe diventare un boccone ghiottissimo per qualche big tech in cerca di espansione.

Fino ad allora, Steam resta ciò che è sempre stata:
la cassaforte silenziosa del gaming su PC.


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